Quando si può lavorare anche in pensione e quando INPS lo vieta: i casi

Non tutti lo sanno ma anche dopo essere andati in pensione ci si può rimettere a lavorare. Solo in alcuni casi però altrimenti si rischia grosso.

Sembra assurdo che dopo essere arrivati alla tanto agognata pensione qualcuno abbia voglia di rimettersi a lavorare, eppure sono tanti i casi in cui persone con più di 67 anni tornano a timbrare il cartellino. Le ragioni? Sono diverse. talvolta si tratta di esigenze economiche.

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Quando si può lavorare anche in pensione e quando INPS lo vieta: i casi/Forumscuole.it

Le pensioni italiane sono piuttosto basse e, più di qualcuno, può avere la necessità di arrotondare l’assegno mensile. Altri, invece, tornano a lavorare per aiutare i figli o i nipoti che magari hanno avviato da poco un’attività o che devono comprare casa. Altri ancora tornano a lavoro semplicemente perché si annoiano a restare a casa tutto il giorno.

Ma è legale lavorare quando già si percepisce un reddito da pensione? In alcuni casi sì, in altri assolutamente no. Tutto dipende dalla forma di pensionamento della quale ci si è avvalsi per uscire dal lavoro. Conoscere la differenza è importantissimo o si rischia grosso.

Pensione: ecco quando puoi tornare a lavorare e quando no

Sei in pensione o sei prossimo all’uscita dal lavoro ma pensi già a come fare dopo? Se prevedi che il tuo assegno previdenziale non ti basterà per vivere e valuti di rimetterti al lavoro dopo il pensionamento, sappi che non sempre è possibile. Se scegli alcune misure di pensione anticipata ti sarà preclusa la possibilità di rimetterti a lavorare.

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Pensione: ecco quando puoi tornare a lavorare e quando no/Forumscuole.it

In un paese con tassi altissimi di disoccupazione giovanile può sembrare assurdo che i pensionati possano tornare a lavorare come dipendenti ma, in molti casi, è possibile. Ad esempio chi accede alla pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni, anche dopo il pensionamento può rimettersi in pista sia come dipendente che come lavoratore autonomo. In questo caso non vi è nessun limite e nessuna incompatibilità tra reddito da pensione e reddito da lavoro.

Stesso discorso per chi accede alla pensione con la pensione anticipata ordinaria o con Quota 41: anche dopo aver detto addio all’ufficio si può tornare oppure si può decidere di avviare un’attività in proprio senza limiti di fatturato. Discorso completamente diverso, invece, per chi sceglie di fruire di Ape sociale o di Quota 103: in questo caso non si può tornare a lavorare o l’Inps sospenderà l’assegno e, in alcuni casi, potrebbe rivolere indietro i soldi erogati fino a quel momento. Il divieto perdurerà finché una persona non avrà compiuto 67 anni.

Con Ape sociale e con Quota 103, al massimo, si può lavorare in forma autonoma e occasionale fino ad un massimo di 5000 euro all’anno. Ricordiamo che queste due misure permettono di accedere alla pensione con largo anticipo. Infatti con Ape sociale si può uscire dal lavoro a 63 anni e 5 mesi con appena 30 anni di contributi mentre con Quota 103 si può andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contribuzione.

Quota 103 si rivolge a tutti ma ha lo svantaggio che l’assegno viene interamente ricalcolato con il sistema contributivo e non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps. Ape sociale, invece, si rivolge solo a caregivers, lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, disoccupati o addetti a lavori usuranti. L’assegno non può superare i 1500 euro al mese e non sono previste né tredicesima né quattordicesima.

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