Concessioni balneari, le misure si trovano all’interno del decreto Infrazioni, che è ora legge. Cosa è successo
Nel periodo estivo, andare al mare è un must per molti, un momento in cui staccare da tutto, soprattutto dallo stress e dal lavoro. Da un po’ di tempo, circolava voce che ci sarebbero stati dei cambiamenti a livello di concessioni balneari, con una nuova riforma in merito.
Da quanto si apprende, questa riforma ora è legge, e questo, starebbe suscitando una serie di polemiche. Tutto sarebbe partito per via di 15 procedure di infrazione che l’UE aveva messo in campo contro il nostro Paese.
E proprio per ciò che concerne le concessioni balneari, c’è stato un importante provvedimento, non senza polemiche.
Si tratta di una riforma di legge che segna una vera e propria svolta, per ciò che concerne le concessioni balneari. Le spiagge del nostro Paese, dunque, tra qualche anno, verranno gestite in modo differente.
Nello specifico, il Senato ha dato il via libera per il decreto Infrazioni, che concede tempo ai Comuni, fino al 30 giugno 2027, per chiudere le gare delle concessioni balneari. La legge è passata con 100 voti favorevoli e 63 contrari.
Ora non resta che la sigla del presidente della Repubblica per renderlo legge ufficialmente. Dopodiché, entro il 30 marzo 2025, il Ministero Infrastrutture dovrà provvedere a emanare un decreto attuativo. Saranno fissati gli indennizzi per i gestori che lasceranno la concessione, e che andranno a carico dei concessionari che li sostituiranno.
Con la nuova legge, le concessioni balneari dovranno essere affidate attraverso dei bandi pubblici. Secondo le nuove regole, i suddetti bandi dovranno essere pubblicati per un minimo di 30 giorni sull’albo pretorio online del Comune. Non solo, anche sulla Gazzetta Ufficiale.
Se si tratterà di concessioni che vanno oltre 10 anni, è previsto l’obbligo di pubblicazione all’interno della Gazzetta Ufficiale UE. I bandi in questione dovranno contenere alcune informazioni di rilievo. In primis, quanto durerà la concessione, che partirà da un minimo di 5 anni, per arrivare a 20 anni, come limite massimo. Sarà fondamentale indicare anche a quanto corrispondano gli investimenti non ammortizzati.
I Comuni, dovranno dare priorità ai partecipanti i cui progetti saranno atti a migliorare l’abbattimento delle barriere per i disabili, miglioramento politiche socio ambientali, servizi culturali e molto altro ancora. Vedremo, quindi, cosa accadrà.
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