Esiste la possibilità concreta che il bonus sia introdotto anche per docenti precari. Vediamo di che cosa si tratta.
Le difficoltà che coinvolgono le giovani coppie a mettere su famiglie e soprattutto a decidere di avere figli sono legate a molteplici fattori. Certamente le difficoltà economiche e la precarietà del contesto lavorativo sono molto rilevanti in questo senso. Se a questo aggiungiamo l’accesso problematico a mutui e finanziamenti per le case e la lentezza nella stabilizzazione professionale il quadro è preoccupante.
Non è un caso che alcune delle politiche governative siano rivolte proprio a rafforzare le misure di sostegno a famiglie e lavoratrici madri. D’altra parte però alcune di queste iniziative non sono state destinate a migliorare le condizioni di precarietà e quindi la novità in arrivo potrebbe essere molto interessante.
Una misura varata proprio per agevolare la maternità è stata il cosiddetto bonus mamme, la decontribuzione previdenziale a carico delle mamme lavoratrici, con almeno tre figli di età inferiore ai 18 anni. L’esonero contributivo previdenziale, pari al 9,19% della retribuzione imponibile a carico delle lavoratrici, consente un incremento delle buste paga fino a un limite massimo di 3mila euro annui, circa 250 euro mensili di importo massimo.
A essere coinvolte dalla decontribuzione sono le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato del settore pubblico e privato, a eccezione delle lavoratrici domestiche, full time e part time, anche con contratti di somministrazione a tempo indeterminato e di apprendistato. Escluse le lavoratrici precarie, le collaboratrici, le autonome. Ora però una recente sentenza del Tribunale di Lodi potrebbe modificare le cose.
Secondo i giudici della città lombarda è discriminatorio riconoscere l’agevolazione esclusivamente alle lavoratrici con contratti a tempo indeterminato, secondo quanto stabilito dalla direttiva UE 1999/70/Ce con il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo e lavoratori stabili. Di fatto con la sentenza la decontribuzione è estesa anche alle docenti precarie della scuola che hanno presentato ricorso.
Si tratta di una sentenza che va verso la parità di trattamento tra le lavoratrici precarie del comparto scuola (docenti, educatrici, personale ATA) e quelle di ruolo. La sentenza potrebbe a questo punto avere delle conseguenze anche su altri comparti lavorativi, estendendo la decontribuzione anche ad altre categorie.
Infatti la sentenza crea un precedente per il quale l’allargamento del taglio contributivo ad altre lavoratrici precarie potrebbe essere quasi scontato. Quindi almeno per le precarie della scuola si pare la possibilità di accedere al bonus mamme, pur senza poter fruire degli arretrati, ma con agevolazione calcolata solo dal mese di avvio ufficiale dello sgravio.
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