Integrazione: singole unità per un interesse collettivo

Si dice spesso e volentieri che l’integrazione deve essere un obiettivo inderogabile per un Paese civile e in qualsiasi istituto scolastico, anche se spesso gli vengono attribuite definizioni errate. Perché ogni parola deve essere usata con attenzione, cosa che, purtroppo, talvolta non succede. Ma qual è quindi il vero significato dell’integrazione scolastica? Scopriamolo.

Integrazione significato: l’insegnamento di Don Milani

Per introdurre l’argomento crediamo sia doveroso ricordare le parole di Don Milani: Va da se che il tornitore si sforza di lavorare sul pezzo non riuscito affinché diventi come gli altri pezzi. Voi invece sapete di poter scartare i pezzi a vostro piacimento…Se ognuno di voi sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe l’ingegno per farli funzionare”. All’epoca le sue parole provocarono sconcerto tra la dottrina cattolica, gli intellettuali e i politici, ma col senno del poi le intuizioni si rivelarono corrette.

In un accorato appello agli insegnanti, voleva risvegliare le coscienze e promuovere una scuola che accogliesse tutti. I vari operatori andavano coinvolti nella costituzione di una comunità aggregante e, solo analizzato il contesto, sarebbe stato possibile accludere un allievo disabile nelle attività. Se la scuola non è integrante erga omnes, non può esserlo tanto meno per l’allievo disabile. Insomma, deve costituire una rete sicura, che sostenga e supporti gli studenti, posti sullo stesso piano ma, nello stesso momento, individualità uniche, con le proprie attitudini, le proprie capacità e i propri obiettivi. Questo perché l’uomo, rispetto alle altre specie animali, non nasce autonomo, bensì lo diventa e la Costituzione italiana è basata su principi solidaristici. Pertanto, un sistema efficace deve prefiggersi lo scopo di garantire al corpo studentesco e agli operatori scolastici un pronto intervento in caso di bisogno. Così facendo solleciterà ciascun organo ad aiutarsi vicendevolmente e mostrare empatia.

Singole unità per un interesse collettivo

Le classi non possono rappresentare piccoli gruppi in competizione tra loro: devono avvicinarsi l’una all’altra e sentirsi protagoniste di un disegno più ampio. Questo gruppo insegnerà a condividere le esperienze personali con gli altri, a instaurare una comunicazione adeguata, a fare quadrato per superare pregiudizi, anche di coloro che non credono nei principi sopra esposti. Del gruppo è fondamentale che chiunque si senta parte in causa, con il proprio ruolo e le proprie mansioni, come un’orchestra dove ciascun componente, pur suonando un proprio strumento, contribuisce alla buona riuscita del brano musicale.

Molto spesso capita che il termine integrazione sostituisca quello di inclusione. In realtà, per quanto entrambi lodevoli, i due concetti indicano obiettivi distinti:

  • L’integrazione punta a reperire risorse per permette di raggiungere traguardi nell’autonomia, socializzazione e comunicazione
  • L’inclusione mira a rimuovere qualsivoglia barriera ostacolante l’apprendimento e la partecipazione

Il paradigma più diffuso di integrazione tende a riguardare una data persona, coordinata con il percorso normale e gli insegnanti di classe, mentre l’inclusione è un processo continuo, quotidiano, definito in un’ottica di sostegno distribuito. Essa può manifestarsi solamente se all’interno avviene un’evoluzione culturale, incentrato sulla valorizzazione delle risorse esistenti, dalla sinergia tra figure assolventi funzioni specifiche ma con finalità comuni. In tale ottica, si integrano gli stessi insegnanti, riconoscendo loro competenze eterogenee, messe a disposizione dalla collettività.

La ricchezza della diversità

Non è sufficiente integrare, occorre bensì contemplare la ricchezza della diversità, adeguando, di volta in volta, la prassi e gli ambienti allo scenario concreto. È opportuno individuare un pensiero costruttivo, condiviso tra i molteplici attori insiti nel contesto scolastico, che porti alla creazione di realtà accoglienti, tradotte in strategie educativo-didattiche favorenti lo sviluppo cognitivo e psicologico dei ragazzi in situazioni di difficoltà. Inoltre, risulta imprescindibile sollecitare la pluralità di pensiero e il caratteristico operare nella relazione con gli alunni. Affinché tutto ciò sia possibile, serve un efficiente dialogo famiglie-territorio e una formazione perpetua. Si tratta di una crescita multidimensionale proiettata a porre in essere una piena ed attiva partecipazione da parte di ogni membro della società ad ogni aspetto della vita, anche nelle discussioni propositive e nelle politiche decisionali.

Piano Educativo Individualizzato

In base al DPR 24/02/1994, il c.d. Piano Educativo Individualizzato (PEI) è un documento di integrazione scolastica ed extrascolastica della persona con disabilità certificata, che riassume i tre progetti inerenti: didattico-educativi, riabilitativi e di socializzazione. Dall’anno accademico 2019/2020, verrà elaborato e approvato “dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe, con la partecipazione dei genitori (…) o di chi esercita la responsabilità genitoriale, delle figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con la classe e con l’alunno con disabilità nonché con il supporto dell’unità di valutazione multidisciplìnare e con un rappresentante designato dall’Ente Locale”.

Il PEI sarà “redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed è aggiornato in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona. Nel caso di trasferimento di iscrizione è garantita l’interlocuzione tra le istituzioni scolastiche interessate”. Per concludere, il Piano Educativo Individualizzato viene verificato nel corso dell’anno accademico per accertare il conseguimento degli obiettivi prefissi e apportare eventuali modifiche o integrazioni.

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