Ecco a che cosa servivano i “BES”

Si calcola che il numero degli insegnanti di sostegno sarà ridotto di undicimila unità rispetto al fabbisogno. Questa è la conseguenza della grande “idea pedagogica” dei “Bisogni Educativi Speciali”.

Chi lo aveva previsto, qualche mese fa, sembrava una Cassandra. Eppure le peggiori previsioni si sono realizzate.

Il non rimpianto ministro Profumo, esponente di una maggioranza PD-PdL, aveva emanato la direttiva “BES” e la ministra Carrozza, che gode dello stesso sostegno politico e che evidentemente ha deciso di non farsi rimpiangere neppure lei, ha portato avanti, coerentemente, l’opera iniziata dal suo predecessore.

Per risparmiare sul numero delle nuove assunzioni a tempo indeterminato che sarebbero necessarie, Carrozza farà rientrare su posti “comuni” undicimila cattedre degli insegnanti di sostegno, portando il rapporto tra insegnante di sostegno ed alunno diversamente abile a quota 1:2.

Avranno così il sostegno solo i casi “gravi” e gli altri alunni con disabilità “lieve” rimarranno senza sostegno.

L’idea dei “BES” serve a poter tagliare i posti di sostegno e vincere gli eventuali contenziosi davanti ai TAR.

In passato, infatti, molte famiglie di bambini con handicap certificati, di fronte al taglio degli insegnanti di sostegno, adirono i Tribunali Amministrativi Regionali; questi, in tutti i casi, dettero ragione ai ricorrenti ed obbligarono il MIUR ad assumere gli insegnanti necessari a garantire il diritto costituzionale all’istruzione anche degli alunni disabili certificati.

Ma ora, con le disposizioni contenute nella direttiva “Bisogni Educativi Speciali”, l’insegnante di classe (posto “comune”) diviene anche insegnante di sostegno. Per le famiglie, farsi dare ragione dal TAR sarà più difficile, forse impossibile.

Profumo e poi Carrozza hanno predisposto, nella loro direttiva, “corsi di formazione” per trasformare in insegnanti di sostegno quelli su posto comune, ma i soldi per i corsi non ci sono e sarà difficile pensare ad una formazione obbligatoria di massa. Inoltre, il sostegno non si improvvisa: gli insegnanti che lavorano su alunni con disabilità sono specializzati e/o hanno una grande esperienza nell’istruzione dei soggetti con handicap, avendo maturato un modo, questo sì, “speciale” di interpretare l’azione educativa e didattica.

Inoltre, nella direttiva “BES” è previsto che sarà la scuola a “diagnosticare” handicap e difficoltà, disturbi specifici dell’apprendimento o altre patologie, sostituendosi ai servizi sanitari di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

Quanto saranno precise ed attendibili le diagnosi che una volta facevano i neuropsichiatri ed ora dovranno fare gli insegnanti? L’insegnante può essere un diagnosta? Il titolo di studio di un neuropsichiatra è equivalente a quello di un insegnante? Può diventarlo con un mini-corso ai docenti che non si è nemmeno sicuri se e quando verrà attivato? E’ facile rispondere da soli a queste domande.

Nella direttiva “BES” è presente anche la disposizione per cui la scuola, ormai autonoma nel diagnosticare, considera portatori di “Bisogni Educativi Speciali” tutti gli alunni che hanno difficoltà. Si produrrà così un danno culturale che durerà negli anni e capovolgerà il modo in cui la scuola statale “vede” la disabilità: tutti disabili, nessuno disabile. Tutti insegnanti di sostegno, nessuno insegnante di sostegno.

L’esito realistico di tutta l’operazione sarà il seguente: gli insegnanti di classe (posto “comune”) saranno strangolati da una situazione insostenibile. Saranno senza insegnanti di sostegno, senza una propria cultura specifica del sostegno, saturati su più classi, con classi “pollaio” molto numerose: e in ciascuna di esse avranno uno o più alunni disabili, più quelli con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (le fonti ospedaliere calcolano statisticamente che il DSA si manifesta nel 4% della popolazione). In tutto questo, i docenti avranno il dovere di pensare ed attuare, per ciascuno degli alunni in cui sarà vista una difficoltà di qualsiasi tipo, anche temporanea, un Piano di insegnamento “Personalizzato”. Oltre, ovviamente, che seguire l’andamento della classe.

Un danno grave che si registrerà, a fronte delle condizioni di lavoro proibitive che gli insegnanti dovranno sostenere, sarà l’inevitabile decadimento dell’azione didattica ed educativa sull’intera classe e l’impossibilità di agire adeguatamente su alunni, con handicap anche considerato “lieve”, che spesso sono in grado di lavorare solo se seguiti in maniera individuale.

Tutto questo sarà reso possibile da questa geniale pensata dei “BES”.

Che, si badi bene, non è una legge, ma “solo” una direttiva ministeriale. E di fronte alle prospettive disastrose che essa comporta, non sarebbe il caso che qualcuno porti in Parlamento la cosa?

Nessun parlamentare avverte il dovere di garantire il diritto all’istruzione per tutti?

Purtroppo il mondo politico non sembra intenzionato ad occuparsene: è in tutt’altre faccende affaccendato. E’ al governo una letale, soffocante, uniformante maggioranza; l’opposizione è presa nelle sue convulsioni interne.

La scuola, una volta di più, è sola.

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