Testo ddl Buona Scuola | La scuola dell’Invalsi: leggere e far di conto

Il ddl la buona scuola è legge.

I test Invalsi considerano inutili le capacità critiche e creative. Insegnanti, genitori, studenti si adattano ad un modello di scuola che è quello del “leggere, scrivere e far di conto”. Senza lo scrivere.

Tra il mese di maggio e di giugno gli alunni di II e V elementare e di prima e terza media saranno sottoposti ai test Invalsi: una serie di quiz, prevalentemente a crocette, standardizzati e uguali in tutta Italia, che vengono somministrati obbligatoriamente non a campione, ma “su base censuaria”, come si dice al MIUR: cioè, a pioggia.
L’Invalsi è un ente ministeriale: “Istituto per la valutazione del sistema scolastico”.
Il contenuto dei test è rigorosamente segreto fino alla somministrazione e non tiene conto delle caratteristiche delle scolaresche, né dei Piani di lavoro delle singole scuole, che possono essere -e sono, nei fatti- molto diversi tra loro, perché le scuole sono autonome e il MIUR non emana Programmi Nazionali, ma solo “Indicazioni Nazionali”.
Gli esiti dei test, in una logica meritocratica, entreranno nella Autovalutazione di Istituto e saranno tra gli elementi che potranno causare un ulteriore taglio delle già miserevoli risorse di cui gli Istituti Scolastici sono destinatari.
Il test di Terza Media farà parte dell’Esame finale ed il voto, illogicamente, farà media, anche se il test non è basato sul programma di lavoro svolto dai docenti.
Tutto questo si svolge in uno scenario di grande sofferenza del comparto scuola, dovuto ai tagli di risorse e del personale.

Per far comprendere ai meno esperti la situazione che creano i test Invalsi si può ricorrere ad una metafora… botanica.
Immaginate un grandissimo giardino, non tutto in buone condizioni, in cui è possibile trovare zone più rigogliose e appezzamenti in cui le piante stentano a crescere.
Il giardino è affidato, per le sue dimensioni, ad un certo numero di giardinieri, ciascuno dei quali si occupa di un appezzamento.
Un giorno il proprietario del giardino chiama i giardinieri e spiega che, a causa dei suoi problemi economici, deve mandare a casa una parte di essi. Per giunta, taglia la spesa per attrezzature, sementi, acqua. Ma avverte: una volta all’anno, in primavera, verrà a controllare il giardino. Controllerà minuziosamente alcune caratteristiche (ma non tutte) delle piante e, in base a questi criteri tutti suoi, deciderà se le piante godono di buona salute o se invece sono stente e punirà i giardinieri il cui appezzamento non avrà dato buoni risultati.

ddl buona scuola
DDL buona scuola, il testo. Invalsi le differenze

DDL Buona Scuola – La metafora

La metafora è trasparente ma rende solo in parte l’idea della situazione.
Nella scuola italiana, i test sono un controsenso. Nella scuola di altri paesi dell’Ocse in cui vengono somministrati, molti ci stanno ripensando.
I test non possono essere considerati valutazione efficace perché non sono costruiti dai docenti e invece la valutazione (questa è banale teoria dell’insegnamento) deve far parte della pianificazione didattica. Cioè: valuta chi insegna. Non può valutare chi non insegna.
Tra l’altro, i test non “valutano”, bensì “misurano” alcune capacità procedurali. Solo relative alla lettura, un po’ alla grammatica, alla matematica. E basta.
“Valutare” vuol dire dare un significato ai dati raccolti, non vuol dire “raccogliere dati”. E l’Invalsi fa solo quello.

Ora, non ha senso “misurare” taluni risultati senza mettere i protagonisti nelle condizioni di poter recuperare mancanze e lacune: occorre investire sulla scuola, ma nessuno vuole farlo.
Ci troviamo nelle condizioni in cui dunque si continua a misurare, ma, ammesso e non concesso che le misurazioni siano efficaci, di fronte ad un risultato che indica una sofferenza del sistema, non si fa nulla, nel migliore dei casi; nel peggiore, si punisce chi ha dato cattivi risultati.

Dal 1990, in Italia, si ripetono questi test Invalsi. Alunni, insegnanti e genitori, di fronte alla pressione crescente dei Dirigenti Scolastici, si preparano ai test, comperano fascicoli di esercitazione; il fare scuola si sta progressivamente adattando ad una sorta di processo parallelo, di cui nessuno a scuola ha il controllo. I test sono ispirati ad un documento programmatico chiamato “Quadri di riferimento Invalsi” che sono, in pratica, i “programmi” dell’Invalsi.
Bene, questi “Programmi” non sono le “Indicazioni Nazionali” a cui si devono ispirare le scuole.
Ma hanno maggiore rilevanza e incisività delle “Indicazioni”.

Che tipo di mutamento culturale inducono i test?
La cultura è nozionistica, le domande ambigue, il grado di difficoltà è a tratti volutamente elevato perché i test vogliono differenziare i livelli, vogliono la stratificazione delle capacità.
Sono studiati in modo che non tutti possano riuscire.
Misurano solo una piccola parte delle capacità che gli alunni devono mettere in atto a scuola e le spacciano per competenze.
Non è un caso che misurino le capacità di lettura e non, per esempio, le capacità di composizione. La cultura a cui si ispirano è quella (di una parte) dei minimi strumentali: leggere e far di conto.
Perché non “misurano” le capacità di fare o comprendere musica? Perché non la capacità critica di fronte ad un testo? Perché non la fisica o la biologia?
Perché non interessano al manovratore.
All’Invalsi (e al MIUR che ne è mandante) interessano le capacità procedurali funzionali alla mano d’opera del sistema produttivo.
Cittadinanza, critica, poesia, capacità di progettare sono tutte fanfaluche.
Questa è la scuola dell’Invalsi.

 

Ddl scuola testo, le Prove Invalsi: date e modalità – le novità 2019

Sul Ddl scuola testo varato dal Governo si continua a discutere parecchio. Il Miur ha dato precise disposizioni per la cosiddetta Buona Scuola, dalle elementari fino agli istituti superiori. Nella guida che segue ci soffermeremo sulle Prove Invalsi e gli esami finali.

Ddl scuola testo, le Prove Invalsi: date e modalità

Una novità rilevante di questi ultimi anni sono le cosiddette Prove Invalsi. Tenute nelle scuole elementari, medie e superiori, costituiscono test standardizzati somministrati agli studenti italiani per rilevare il relativo livello di apprendimento. A partire dal 2019 anche gli studenti che frequentano le scuole superiori devono sostenerle. Elaborati dall’Invalsi, un ente di ricerca di diritto pubblico, i test mirano a calcolare, in maniera quanto più oggettiva possibile, il profitto scolastico e a rilevare le lacune insite nell’attuale sistema formativo, sulle quale il Miur interverrà con specifici provvedimenti. Partito a inizio marzo, riportiamo il calendario inerente all’anno 2019:

  • Dal 4 al 30 Marzo 2019: prove delle classi V superiori non campione;
  • Dal 12 al 15 Marzo 2019: prove delle classi V superiori campione;
  • Dal 1° al 18 Aprile 2019: prove per le classi di III media non campione;
  • Dal 9 al 12 Aprile 2019: prove per le classi di III media campione;
  • Dal 6 al 18 Maggio 2019: prove per le II classi superiori.

In quanto prova cartacea, presso tutte le scuole elementari in Italia il calendario è identico ed è così composto:

  • 3 Maggio 2019: prova d’Inglese per le classi V elementare;
  • 6 Maggio 2019: prova Italiano per le classi di V e II elementare;
  • 7 Maggio 2019: prova di Matematica per le classi di V e II elementare.

Le Prove Invalsi prevedono sia domande a risposta multipla che a risposta aperta. Tra le materie oggetto di valutazione anche l’inglese: una sezione dedicata alla lettura, l’altra all’ascolto. Tali prove si sostengono, nelle scuole medie, al computer e online (Computer Based Tests). Ognuna fissata in data diverse, non possono, ovviamente, essere uguali per tutti. Unico strappo alla regola, le elementari poiché, appunto, si dispone un test in formato cartaceo. A ogni modo, le domande vengono estrapolate da un campionario con quesiti analoghi, come struttura ma anche come indice di difficoltà. Gli studenti hanno 90 minuti di tempo per rispondere. A differenza degli anni accademici precedenti, anche i ragazzi delle scuole superiori sono ora sotto esame. In tal caso il giudizio non inciderà in alcun modo sulla votazione finale e, in caso di valutazione negativa, non negherà allo studente l’accesso all’esame di Stato. Per loro una prova di Italiano, una di Matematica e una di Inglese, mediante pc e con 90 minuti di tempo per risolvere i quesiti.

Ddl scuola testo: gli esami di terza media e di maturità

Non finisce però qui: il Ddl scuola testo dispone misure anche per ciò che concerne gli esami di fine percorso scolastico. Relativamente al primo ciclo, ossia alle scuole medie, si dispongono tre scritti – contro i sei precedenti – più il colloquio (confermato). L’esame viene corretto, reso più equilibrato e viene prestata maggiore importanza al percorso scolastico. Secondo il decreto, si dispone una prova di italiano, una di matematica, una sulle lingue straniere e un colloquio per verificare le competenze trasversali. Negli istituti superiori ci sono, invece, due prove scritte e un colloquio, mentre in passato erano tre più il colloquio. Lo svolgimento, in alternanza, tra Scuola e Lavoro diventa requisito di ammissione. Scendendo nei particolari, viene sancita: una prima prova scritta che misura la padronanza della lingua italiana, una seconda su discipline affrontate nel percorso di studi e una discussione orale, volta a constatare le competenze maturate, la capacità critica e argomentativa del candidato. Anche qui si dà maggiore peso al rendimento nell’ultimo triennio. In precedenza il credito scolastico permetteva di acquisire 25 punti, fino a 15 per ognuna delle 3 prove scritte, fino a 30 per il colloquio. In seguito al decreto emanato, il voto finale viene sempre riportato in centesimi, ma con una differente scala di valori: il credito scolastico consente di totalizzare un massimo fissato in 40 punti, le due prove scritte 20 punti ciascuna, idem per il colloquio. Infine, in merito alla Commissione il Ddl scuola testo non registra modifiche: un Presidente esterno, tre commissari interni e tre esterni.

Aggiornamento a giugno 2019: la scuola chiude, le riforme no!

In seguito al ddl buona scuola 107/2015 gli istituti scolastici hanno accolto inedite disposizioni sia per quanto riguarda il personale studentesco che il corpo docenti. Il Miur fornisce precise direttive sulle funzioni dell’organigramma e sul profitto nell’anno accademico. Ecco quali sono i punti chiave.

 

Ddl buona scuola: che cos’è l’autonomia scolastica e quali sono le finalità

 

Il disegno di legge persegue la c.d. autonomia scolastica. In particolare, acquisisce maggiori poteri la figura del Preside (dirigente scolastico), che deve amministrare in tempi rapidi le risorse materiali, tecnologiche, finanziare e umane, nel quadro dei principi regolatori del sistema nazionale di istruzione e del diritto allo studio. Ciascuna scuola, elementare, media o superiore, è tenuta a stilare a un Piano dell’Offerta (POF) e, secondo quanto pattuito, gli insegnanti necessari hanno il compito di raggiungere predefiniti obiettivi. I provvedimenti da mettere in atto perseguono scopi di medio-lungo termine, quali:

 

  • Il potenziamento delle competenze linguistiche, matematiche, scientifiche, musicale e artistiche
  • Il rafforzamento in materia di conoscenze digitali, di economia, diritto, cittadinanza attive, così come dell’educazione fisica e dell’attività sportiva
  • Scuole aperte anche nella fascia pomeridiana
  • Contenimento del numero di alunni per classe
  • Apertura della scuola al territorio
  • Contrasto alla dispersione, premio del merito
  • Lotta alla dispersione scolastica
  • Inclusione degli stranieri

 

Corpo docenti: assunzione, diritti e doveri

 

Attraverso il ddl buona scuola si fissano alcune regole sull’assunzione del corpo docente, per occupare i posti vacanti in autonomia. Per ordine del Governo, bisogna incrementare del 10% il numero dei docenti in servizio, equivalenti a 100mila circa. Il personale neoassunto resterà in prova per un anno: se riceverà valutazione positiva, diverrà insegnante a tempo indeterminato, altrimenti verrà destituito dall’incarico. L’assunzione avviene scegliendo nell’albo territoriale e chi è già sotto contratto a tempo indeterminato conserva intatta la relativa posizione. Agli albi accede chi supera il concorso pubblico nazionale, bandito periodicamente dal Ministero. In relazione al numero di docenti disponibili, il Preside ha facoltà di ridurre gli studenti per classe rispetto ai limiti nazionali. Ogni insegnante riceve un buon annuale di 500 euro, utilizzabile per comprare materiale oppure per partecipare a incontri di aggiornamento. Inoltre, si stabilisce l’obbligo della formazione permanente, quindi qualsiasi scuola è chiamata, mediante il piano triennale dell’offerta formativa, a statuire azioni per l’aggiornamento professionale, onere che ricade inoltre sul Ministero, che elabora un Piano Nazionale, conforme alle direttive europee, per coltivare le capacità degli studenti.  Sempre nei piani triennali, le singole scuole hanno il compito di attuare azioni per valorizzare il talento, come indire laboratori, pure digitali. Per quel che riguarda l’urbanistica, è fondamentale che i nuovi edifici contribuiscano al territorio circostante (civic center), salubri, poco rumorosi, lontani da strade trafficate e in posizioni geografiche favorevoli.

 

Il monte ore scuola-lavoro

Cresce il monte ore dedicato all’alternanza scuola-lavoro, compreso nel periodo delle vacanze: almeno 400 negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici e Professionali, almeno 200 nei Licei. Sempre durante le scuole superiori, a partire dal secondo anno, il ddl buona scuola consente di accedere all’apprendistato affinché gli studenti intraprendano percorsi formativi direttamente in azienda per ottenere il diploma o la qualifica professionale. Gli istituti in oggetto hanno, quindi, diritto di proporre lezioni facoltative, rispettando le disponibilità finanziarie e il monte ore del corpo docenti, che verranno inserite nel curriculum, comprensivo dei dati personali e qualunque informazioni attinenti al percorso accademico, le esperienze di alternanza, i progetti, le attività extra scolastiche (da quelle sportive al volontariato), l’orientamento e l’accesso al mondo del lavoro.

 

Prove Invalsi

A partire dal 2019 le prove Invalsi riguardano anche le scuole superiori, dopo essere state dapprima introdotte alle elementari e alle medie. Elaborati dall’Invalsi, un ente di ricerca di diritto pubblico, i test sono realizzati per calcolare, in base a parametri quanto più oggettivi possibili, il rendimento scolastico e a segnalare le mancanze presenti nell’attuale sistema formativo, sulle quale il Miur interverrà con specifici provvedimenti. Tra le materie trattate anche l’inglese, in due sezioni: lettura e ascolto. Infine, relativamente agli esami di fine percorso, nelle scuole medie gli scritti scendono da sei a tre, mentre il colloquio è confermato. Negli istituti superiori passano, invece, a due prove scritte e un colloquio (in passato erano tre più il colloquio). Lo svolgimento, in alternanza, tra scuola e lavoro diventa, secondo il ddl buona scuola, requisito di ammissione.

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